A Nilde, elogio della donna e dell’equilibrio, di Anna Maria Castelli

Era calma, solenne, sicura e anche molto dolce. Se potessi rivivere quel momento d’intimità, con l’esperienza di oggi, avrei un mondo di cose da chiederle, che allora non ebbi il coraggio di dire e rimasero chiuse nel mio cuore. 


Ho conosciuto Nilde Iotti da vicino a ventisei anni nel 1978, un anno davvero spartiacque nella storia italiana e anche della mia Regione di adozione, le Marche. Ero responsabile regionale delle donne, entrata da poco nella segreteria regionale, con un validissimo maestro, Claudio Verdini, che la Direzione nazionale aveva inviato da Roma nella regione.

Le Marche, infatti, avevano anticipato il periodo breve e ricchissimo sotto il profilo politico delle “larghe intese” all’interno della strategia berlingueriana del compromesso storico. Quell’anno era successo di tutto: Moro era stato rapito il 16 marzo e il governo di unità nazionale, progettato da Moro e Berlinguer, che rivoluzionava i rapporti storici fra le alleanze politiche in Italia, fu varato in fretta, lasciando molto amaro in bocca ai più. Il 9 maggio Moro fu assassinato. Il terrorismo imperversava, con frange anche nella mia regione. Nella mia Federazione, Ancona, era stata eletta per la prima volta, una giovane donna, di ventisette anni, Milli Marzoli, morta poi precocemente, ma destinata a lasciare un segno, nel cuore delle donne e della città.

Si discuteva di una legge sull’interruzione volontaria di gravidanza, la lex 194, cosiddetta sull’aborto, il mondo politico e anche quello delle donne si divideva. Talvolta mi capitava di discutere, come al congresso nazionale dell’U.D.I. con frange estreme di femminismo che temevo si auto isolassero. Ma ci sentivamo forti, Milli ed io, quasi invincibili, perché –credo- sentissimo almeno dentro di noi che le donne e la politica bella, unitaria, democratica, dei diritti, ma anche delle responsabilità poteva vincere. L’età e quel tanto di energia e incoscienza che la accompagnava faceva il resto.

Cosi, fra terrorismo, politica, ruolo delle donne, nuovi diritti organizzammo un’assemblea regionale delle donne e veniva a presiederla Nilde Iotti. La mattinata la passammo insieme, Nilde ed io, gli altri compagni erano impegnati. Ero molto preoccupata, timida e intimidita, assolutamente consapevole dei miei limiti, di fronte ad un monumento di storia dell’Italia e delle donne. Così la vivevo e l’ho vissuta anche in seguito in parlamento e via via per il resto della mia vita. Nella mia stanzetta a Bologna ai tempi dell’università avevo un manifesto di Togliatti, Nilde era la sua compagna contro tutto e tutti. Anche questo la faceva grande.

Eravamo stati contestatori e sessantottini, ma molto rispettosi dei nostri miti storici.
Conobbi così nell’intimità che facilmente s’instaura fra due donne, una persona colta, sensibile, aperta e curiosa. Volle visitare una bella mostra di Lorenzo Lotto che lei amava particolarmente e mi spiegò che alcuni particolari che io consideravo manierismo, tali non erano in quel maestro, ma assolute innovazioni.

Era calma, solenne, sicura e anche molto dolce. Se potessi rivivere quel momento d’intimità, con l’esperienza di oggi, avrei un mondo di cose da chiederle, che allora non ebbi il coraggio di dire e rimasero chiuse nel mio cuore.

Ero incinta di Giulia, mia figlia, con già un bel pancione. Parlai poi alla manifestazione, sicuramente anche della nostra posizione sull’aborto e ricordo che dissi con il cuore, noi donne così vicine alla vita…. e sentii un fremito nella sala. Era così che vivevamo quel nostro diritto, il diritto anche doloroso di scegliere, per tutte. Lei chiuse la manifestazione con quel suo naturale equilibrio politico. Nilde non rivendicava, lei era la sicurezza e l’orgoglio di essere donna, pari e insieme diversa all’uomo. “Ciò che rende morale nella coscienza popolare l’esistenza della famiglia sono i sentimenti” aveva detto a proposito di divorzio, perché per lei sentimenti e ragione e anche ragione politica convivevano naturalmente.

La sera mi parlò insieme agli altri compagni, Claudio e Milli, di quando sua figlia Marisa, era incinta, questo era il suo modo di farmi sentire la vicinanza.

Quando l’anno dopo, entrai in parlamento, insieme con un bel gruppo di altre giovani donne, ero la più giovane, avevo ventisette anni. Nilde Iotti divenne prima donna nella storia italiana presidente della Camera dei deputati. Era il nostro tempo, il tempo della bella politica.

Quando Milli, dopo un po’, con il cambio di linea politica, fu malamente scalzata, perché riformista, dal suo ruolo di segretario della federazione d’Ancona, lei le aprì le porte della sua segreteria, perché sapeva com’era difficile per le giovani donne vivere la competizione politica, professionale e anche personale o affettiva.
Nilde era così, ragione e sentimento in equilibrio e autonomia e tanto, tanto coraggio.

Anna Maria Castelli

03 aprile 2020